Il giapponese è parlato in Giappone e in numerose aree di immigrazione giapponese e appartiene alla famiglia delle lingue nipponiche.
Genealogia e storia della lingua
Si conosce poco della preistoria di questa lingua ma alcuni documenti cinesi del II secolo registrano per primi alcune parole giapponesi e durante il periodo Heian (794-1185) il cinese ebbe una enorme influenza sul vocabolario e sulla fonologia del giapponese antico.
Dal punto di vista filogenetico il giapponese si considera una lingua isolata proprio a causa dell’impossibilità di conoscere con esattezza la sua origine.
Fonologia
Nella lingua giapponese esistono cinque fonemi vocalici e ventisei fonemi consonantici differenti. Questi ultimi si presentano sempre accompagnati da una vocale, infatti a tal proposito si usa definire il giapponese una lingua sillabica.
Nella traslitterazione della scrittura giapponese sono impiegate soltanto ventidue delle ventisei lettere dell’alfabeto latino, cinque vocali e diciassette consonanti.
Grammatica
Dal punto di vista grammaticale le principali parti del discorso della lingua giapponese sono sostantivo, verbo, aggettivo, avverbio e particella (definizione che include le definizioni italiane di preposizione, congiunzione e interiezione).
Sistema di scrittura
Il sistema di scrittura giapponese si basa su dua kana (hiragana e katakana) e sui kanji (caratteri di origine cinese). I primi due alfabeti sono composti ciascuna da 45 sillabe che comprendono le vocali e una consonante, la N.
Lo hiragana è impiegato specialmente per i prefissi, i suffissi, le particelle e tutte le parti grammaticali della lingua giapponese che non si rappresentano con i Kanji. Viene anche usato per trascrivere la pronuncia dei kanji sia per motivi didattici sia per scrivere a computer, dove ogni ideogramma è scritto inizialmente come sequenza di segni hiragana e poi sostituito con uno dei kanji che hanno quella pronuncia.
Il katakana è simile allo hiragana ma è più rigido e squadrato. Solitamnete si impiega per trascrivere le parole di origine straniera, inoltre si può usare quando si vuole dare una maggiore enfasi a determinati termini giapponesi all’interno di un testo. Questo tipo di alfabeto è sempre più diffuso tra i giovani per la trascrizione dei kanji più complessi.
È Importante ricordare che i tre sistemi di scrittura vengono utilizzati contemporaneamente nello stesso testo: i kanji per le radici della maggior parte dei verbi, degli aggettivi, dei pronomi, dei sostantivi e dei nomi propri giapponesi, lo hiragana per suffissi, desinenze, ausiliari e preposizioni, il katakana invece è usato per scrivere onomatopee, parole straniere e in certi casi le parole alle quali si desidera dare particolare rilievo all’interno di una frase.
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