Genealogia e storia della lingua
La lingua cinese è una vasta e variegata famiglia linguistica composta da centinaia di varianti linguistiche distinte e spesso non mutualmente intelligibili, facente parte della famiglia delle lingue sino-tibetane ed evolutesi a partire dal III secolo a.C. nell’area geografica grossomodo corrispondente alla Cina continentale.
L’impiego del termine “lingua cinese” per indicare la totalità di tutte le sue forme linguistiche, siano esse antiche, moderne, locali o standard è una consuetudine determinata da diversi fattori storici e culturali, ma dal punto di vista della linguistica comparativa, il cinese (sia antico che moderno) va considerato come un sistema complesso, in cui esistono centinaia di varianti locali mutualmente non intelligibili, che difficilmente si possono ritenere un’unica lingua.
Parlando del cinese sarebbe quindi più corretto parlare di una famiglia di lingue siniche o sinitiche le quali, prese insieme alla lingua bai, costituiscono una branca importante della più vasta famiglia delle lingue sinotibetane.
Tipologia linguistica
Ciascuna varietà locale del cinese è caratterizzata dal fatto di essere una lingua tonale, isolante, in cui vige l’ordine SVO, la cui evoluzione è stata influenzata e determinata in maniera importantissima dall’esistenza di un sistema di scrittura basato sui caratteri cinesi, che dopo il III secolo a.C. è divenuto lo standard scritto per tutti i parlanti nativi del cinese.
Dialetti e putonghua
All’interno del cinese si possono individuare molti dei cosiddetti “gruppi dialettali”: si tratta di famiglie di dialetti e varianti regionali, anch’essi non necessariamente mutualmente intelligibili, che presentano delle caratteristiche comuni in base alle quali si possono raccogliere in famiglie. A seconda delle classificazioni adottate, se ne possono distinguere da 7 a 15.
Il più importante gruppo dialettale del cinese moderno è senza dubbio il mandarino: si stima che almeno il 70% di tutti i parlanti nativi del cinese utilizzino una parlata appartenente al gruppo del mandarino.
Il cinese è parlato da circa 1,4 miliardi di persone.
Nel corso della storia della Cina sono esistiti dei tentativi di stabilire un qualche tipo di parlata comune, tra le quali va menzionato il guanhua o “lingua dei mandarini”, una lingua franca adottata dai funzionari imperiali durante le dinastie Ming e Qing, basata sulla pronuncia dei dialetti del gruppo del mandarino.
Il cinese moderno possiede una pronuncia standard, comunemente nota come putonghua (普通话), stabilita e ufficializzata agli inizi del XX secolo, che è lingua ufficiale della Repubblica Popolare Cinese, di Taiwan e di altri stati dell’area asiatica, ed è una delle sei lingue ufficiali dell’ONU.
La pronuncia del putonghua è basata sul dialetto locale della zona di Pechino, facente parte del gruppo dialettale del mandarino.
Origini
Le più antiche testimonianze di una lingua cinese scritta sono le iscrizioni di carattere divinatorio incise su ossa oracolari databili al tardo 1200 a.C., nel periodo che la storiografia cinese identifica tradizionalmente come l’ultima fase della dinastia Shang (XVI-XI secolo a.C.). Queste iscrizioni oracolari testimoniano come il ruolo della scrittura fosse all’epoca strettamente legato alle pratiche magiche e rituali. Questo carattere strettamente rituale dell’uso della scrittura si mantenne anche durante i secoli iniziali del I millennio a.C. che coincidono con l’avvento della dinastia Zhou (X-III secolo a.C.). A quest’epoca risalgono infatti moltissimi manufatti in bronzo (vasi, specchi, bracieri, contenitori per il vino, ecc.) recanti iscrizioni rituali, poemi, ed epitaffi. Questa situazione cambiò soltanto a partire dal IX-VIII secolo a.C., in concomitanza con il declino del potere dei Zhou e l’ascesa dei principati regionali. Fu infatti in questo periodo che la scrittura cinese venne impiegata stabilmente al di fuori della sfera rituale: fu proprio presso le corti dei principi e signori regionali che gli scribi di corte iniziarono a redigere le prime genealogie e stendere i primi annali delle casate, gesto con cui i nobili affermarono simbolicamente la loro indipendenza dalla casata centrale.
Il cinese moderno
A partire dal XX secolo, con il termine “lingua cinese” ci si riferisce semplicemente al cosiddetto mandarino standard o putonghua, (普通话, pǔtōnghuà), la lingua ufficiale adottata nella Repubblica popolare cinese e a Taiwan, riconosciuta ufficialmente in Malesia e a Singapore.
Fino alla metà del XX secolo, la maggior parte dei Cinesi residenti nella Cina del sud non avevano mai parlato mandarino ed usavano solo la loro varietà nativa locale di cinese. Essendo Nanchino la capitale dell’Impero durante la prima Dinastia Ming, il mandarino di Nanchino divenne dominante almeno fino agli ultimi anni dell’Impero Qing, che rese il manciù la lingua ufficiale. Dal XVII secolo, l’Impero aveva fondato accademie di ortoepia (正音書院/正音书院 zhèngyīn shūyuàn) nel tentativo di conformare la pronuncia al modello di Pechino (Pechino era capitale dei Qing), ma questi tentativi ebbero poco successo. Il mandarino di Nanchino, infine, venne sostituito nella corte imperiale con il mandarino di Pechino durante gli ultimi 50 anni della dinastia Qing, verso la fine del XIX secolo. Per la popolazione in generale, anche se le varietà del mandarino erano già ampiamente parlate in Cina, non c’era però uno standard di questa lingua. I non Mandarini della Cina del sud, inoltre, continuavano a parlare i loro dialetti regionali in ogni aspetto della vita quotidiana. Il nuovo modello di mandarino della corte di Pechino era usato solo dai funzionari e dagli impiegati dello Stato ed aveva quindi una diffusione piuttosto limitata.
Questa situazione cambiò a partire dalla metà del XX secolo con la creazione (sia nella Repubblica Popolare Cinese che nella Repubblica di Cina, ma non ad Hong Kong) di un sistema educativo obbligatorio che prevedeva l’insegnamento del mandarino standard. Di conseguenza, il mandarino ora è parlato fluentemente dalla maggior parte dei cittadini giovani e di mezza età nella Cina continentale e a Taiwan. A Hong Kong, durante il periodo coloniale britannico si parlava il cantonese standard, che rimane la lingua ufficiale dell’istruzione, dei discorsi formali e della vita quotidiana, ma dopo il passaggio alla Cina del 1997 il mandarino sta diventando sempre più influente.
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